Quando fuori piove in versione Vintage
- rikocucinacucito
- 11 dic 2015
- Tempo di lettura: 4 min
Quando fuori piove è il life motive delle ultime settimane. Siamo in piena stagione delle piogge, il che significa panni stesi mai asciutti, corrente che va e sempre meno torna, acquazzoni notturni, strade piene di fango e nubifragi. Inoltre El Nino è venuto a farci visita, portando giornate di pioggia non stop.
Da brava ex milanese, abituata a mesi invernali uggiosi, però, non mi butto giù di morale. Io e mia sorella siamo cresciute senza cellulari, pochissima televisione (mia mamma aveva regole ferree sul tempo da spendere davanti allo schermo) e niente internet. Quindi, quando pioveva ed i giardinetti di via Chopin erano una pozza d’acqua, cosa facevamo? Purtroppo ai tempi non c’erano macchine fotografiche digitali e l’azione di postare su social networks, quindi non è rimasta traccia dei capolavori che facevamo (la maggior parte dei miei parenti direbbe per fortuna!).
Mia mamma, le mie nonne e mia zia ci hanno sempre abituate a quello che oggi si chiama il riciclo creativo. Il libro dei quindici (mitica collezione di libri altro che wikipedia) fare e costruire della nonna Pinetta ci dava sempre grandissime emozioni. Bastava avere qualche sacchetto di carta, un po di stoffa, pennarelli e matite e si potevano davvero fare cose meravigliose; sfogliare quel libro e decidere in quale lavoretto buttarsi già prendeva ore: era tutto troppo bello! Mia nonna teneva cartoncini e confezioni vuote della pasta in un armadietto che apriva per lasciar spazio alla fantasia.
Con mia mamma abbiamo fatto il libro delle cose, ossia
un quadernone a copertina rigida con pagine bianche. Sfogliando riviste e giornali trovavamo belle immagini che appiccicavamo per ogni pagina. Questo librone mi ha accompagnata per moltissimo tempo (l’ho dovuto cestinare un anno fa perché era tutto rotto e pasticciato) diventando poi un quaderno di scrittura e disegno.
Mia zia Cristina, artista incredibile appena aveva un secondo libero ci faceva creare magnifiche opere d’arte (sostanzialmente perché eravamo guidate dalle sue sapienti mani): dalla confezione di un pandoro aveva fato uscire una bellissima giostra per cavalli, didò e plastilina diventavano animali della savana, piccoli pezzi di stoffa rondini e bottiglie incredibili robot.
Mia nonna Giulia invece era (ed è ancora oggi) la regina del collage. Mi ricordo ancora il suo disappunto quando suo fratello, il vecchio zio, si presentò a casa e mentre parlava (e parlava davvero molto!) spezzettò la carta blu che ci serviva per fare il cielo. A casa sua la carta da collage non mancava mai. Inoltre aveva tenuto dei giocattoli dei suoi figli che aveva messo dentro una sacca: due vecchie barbie con vestiti cuciti da lei, delle marionette e dei vecchissimi pezzi di lego erano i nostri compagni di giochi. Poi non dimentichiamo la passione della nonna per i giochi di società che sempre di più finiscono nel dimenticatoio: il memory (non un memory educativo-montessoriano come si trovano in giro, ma quello degli animali), non ti arrabbiare, gli shangai, le carte e il mercante in fiera (giocato con i soldi veri, perché lei non ci ha mai trattato come bambine).
L’entourage femminile che ci ha cresciute ha lasciato spazio anche ad alcuni uomini. Mio papà ci ha sempre comunicato la passione per la lettura. I miei libri preferiti (ancora oggi li leggo per me o per Giovanni) sono quelli della Jaka Book che oltre ad avere illustrazioni bellissime e a tutta pagina, propongono storie meravigliose ed educative. Tra questi i miei preferiti erano Ugo e i nomi delle vie, Le avventure di Emy, Il Natale dei piccoli angioletti di campagna, Il clown di Dio e molti altri. Ma una delle cose più belle che abbiamo fatto insieme è stata montare il trenino elettrico; avevamo costruito il percorso, fatto delle gallerie con la carta roccia e poi eravamo talmente stanchi che quasi non abbiamo attivato il treno ma era stato così bello!
Mio nonno Ambrogio un pomeriggio mi ha tatto giocare con le barchette di carta, costruendo una vera e propria flotta con la carta di giornale e le carte delle caramelle gelatina. Mio nonno Luigi (si lo so, sono stata fortunata ad avere tutti e quattro i miei nonni) aveva trasformato un pezzo di legno e delle guarnizioni per la moka in una cucina per bambole. Per non dimenticare il set lettino-sedie e tavolo che aveva costruito con vecchie assi di legno. Di questo ho ancora un pezzo, una seggiolina che mi sono portata dietro in Kenya.
Tutte queste attività un po’ vintage sono ancora impresse nella mia memoria, nonostante siano passati ben più di vent’anni. Forse leggendo questo racconto uno potrebbe pensare: “ma tanto ai bambini di oggi questo non interessa”, ma forse siamo noi che non gli diamo l’opportunità vera di essere affascinati dalle piccole cose. Una giornata di pioggia può mettere alla prova questa mia teoria.
Be per ora posso dire che quello che desidero per mio figlio è che possa crescere avendo anche lui impresso nel cuore bei ricordi di adulti pronti a mettersi per terra a giocare con lui, a ridare vita a quelle cose semplici che abbiamo in casa e di cose belle fatte insieme che ci facciano crescere e, come sempre, scoprire insieme il mondo.
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